mercoledì 1 febbraio 2017

NOSFERATU A VENEZIA

(Id. 1988)
Regia ,
Cast , ,


Più che un film questa pellicola è un patchwork, un miscuglio di mani che ne hanno preso le redini passandole subito dopo ad un altro, un mIscuglio di attori che sembrano messi lì senza un motivo a ballare attorno al corpo iracondo di un ipocondriaco Klaus Kinski che sul set litigava capriccioso con i registi. Si ho detto bene "I registi", dal momento che il produttore Augusto Caminito, prima di prendere in mano lui la regia, ha provato a far girare questo ipotetico sequel del Nosferatu di Herzog a Marco Caiano, poi a Maurizio Lucidi, dopo Pasquale Squitieri e infine lo stesso Caminito, con qualche inserto girato da Luigi Cozzi e, secondo le dichiarazioni dello stesso protagonista, qualche parte girata da Kinski. Con queste premesse e Barbara De Rossi come protagonista, non poteva che venir fuori una mezza ciofeca. Peccato perché la Venezia fotografata tra la nebbia che avvolge il mare sprigiona gotica malinconia e angoscioso splendore da tutti i pori, ed anche le case fatiscenti, le riprese rubate alle maschere del Carnevale, tutto contribuisce, o avrebbe potuto contribuire, a farne un buon prodotto.

Del resto cosa vuoi aspettarti da un intro dove la De Rossi e Yorgo Voyagis vanno a caccia e fanno secco un pipistrello ed allora uno dei cacciatori dice che porta male uccidere un pipistrello e loro rispondono "Ah! Ma non è un pipistrello...è un vampiro!" - Ok il film è finito ragazzi, potete andare! E' invece no, siamo solo all'inizio, vediamo arrivare Christopher Plummer sul vaporetto, teso come se avesse un bastone su per il culo, si reca in questa enorme e polverosa villa di proprietà di una contessa centenaria che sta attaccata con il bostik, in compagnia del prete Donald Pleasence che, per tutto il resto del film, non farà altro che magnare e fuggire, fuggire e magnare senza sosta. La De Rossi mostra una bara blindata a Plummer asserendo che al suo interno c'è Nosferatu, per levarsi ogni dubbio fanno una seduta spiritica evocando finalmente il vampiro Kinski, il quale rispetto alla pelata del film originale, qui si è fatto crescere una chioma alla Limahl (quello di Never ending stoooryyyy!) e si infila in un raduno zingaresco accompagnato da cloni dei Gipsy Kings dove una madre gli offre la figlia in dono ma lui niente! In un flashback un prete ciccione e due suore arrivano davanti ad un portone muovendosi come se fossero in "Quella sporca dozzina" per affrontare il signore delle tenebre, il prete urla come un pazzo finchè il portone non si apre e il don con le suore vengono proiettati fuori dalla finestra e impalati su un cancello. Stessa sorte tocca anche alla vecchia contessa in una sequenza talmente raffazzonata che ricorda uno sketch di Fantozzi. 

Kinski passeggia per le strade della serenissima  con uno sguardo alcolico che mette più che altro una gran tristezza e un pizzico di disagio sopratutto quando cerca di praticare un cunnilings alla De Rossi e cerca di farsi una pecora con la verginella Anne Knecht nel finale, dopo essersi preso una fucilata da Voyagis che gli apre una finestra nello stomaco (citando forse involontariamente Apocalypse domani). Il disagio lascia poi il posto al rammarico nel vedere Nosferatu nelle ultime sequenze che cammina con la verginella in braccio che manco riesce a reggere e comincia a ciondolare pendendo verso sinistra tra le nebbiose colli di una splendida città che non meritava un simile trattamento.

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