mercoledì 14 settembre 2016

THE DEAD NEXT DOOR

(Id. 1989)
Regia   
Cast , ,  


La macchina del cinema ha un motore strano che muove i suoi cilindri seguendo schemi imprevedibili, con un percorso ciclico che ruota negli anni portando a galla nuove forme di linguaggio e nuovi autori in grado di tradurle per il grande schermo. Negli anni ottanta uno di questi motori si chiamava Sam Raimi che, grazie al suo folgorante esordio con "Evil Dead" aveva tracciato le basi per il nuovo horror indipendente. Non solo in qualità di musa ispiratrice, il buon Sam, in certi casi, apriva l'allora magro portafoglio per produrre operine low budget come questo. Nonostante il suo nome nel film si legava allo pseudonimo "The Master Cylinder" in qualità di produttore esecutivo, la sua presenza era tutt'altro che celata. Innanzitutto il protagonista si chiama Raimi e ad un certo punto un gruppo di persone si sta godendo alcune scene di "Evil Dead".

Per il resto il film di J.R. Bookwalker risulta piuttosto sciattino, sia per quel che riguarda la trama sia per la realizzazione piuttosto amatoriale. Siamo nel solito mondo pervaso da un virus misterioso che ha generato orde di zombie cannibali e il governo per respingere l'orrore mette in piedi una zombie squad di sbirri i quali, oltre a fermare i morti viventi, deve tenere a bada i manifestanti per il libero diritto degli zombi a camminare sulla terra (citazione romeriana che appare su uno dei cartelli). Ma la missione più importante è recuperare un siero in grado di curare il virus, la squadra incaricata deve però vedersela con i seguaci del reverendo Jones (che si ispira al santone della Guyana, quello che aveva suicidato i suoi accoliti) che operano sacrifici umani e nutrono schiere di zombi nascoste nei seminterrati della loro comune. Sin dalle prime immagini ci troviamo di fronte ad una messa in scena poverissima dove la fotografia è praticamente sconosciuta così come la recitazione appare goffa sia per quanto riguarda i vivi che per i morti.

In certi punti ricorda un po "Bad Taste" ma senza il genio di Peter Jackson, non bastano quattro gatti straccioni che arrancano sulle cancellate della Casa Bianca per rendere efficace un'invasione di zombie, soprattutto se non si ha cura di nascondere il normale traffico cittadino o se si cerca di inquadrare una rete di polli facendola passare per una gabbia per morti viventi. Lo splatter, c'è da dire, è copioso anche se molto posticcio, anche il forzato omaggio ai tanti nomi di punta horror dell'epoca (oltre a Raimi ci sono anche Carpenter e Savini) risulta alquanto datato, almeno quanto le pettinature stile "Wham" di alcune comparse. L'audio ci propone fino all'ossessione il brusio di zombi pitchato in basso fino a diventare un grottesco pollaio di suoni senza senso, salvo poi nel finale farli parlare per davvero (ma tanto oltre a dire che hanno fame, cosa cazzo devono dire 'sti poveracci?). Nonostante questi difetti il film risulta comunque godibile per veri appassionati di chicche datate, con trucchi di make-up che passano dalla semplice incipriatura di sfigati vestiti con camicie strappate a pupazzi stile Muppet show che agitano le braccine roteando gli occhioni a palla. L'idea degli zombi con le museruole è comunque innovativa per l'epoca anche se George A. Romero aveva già da quattro anni inventato il collare per i cannibali vaganti e Bubba aveva già detto le sue prime paroline.
  

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