martedì 25 febbraio 2014

THE BIRTH OF A NATION

(Id. 1915)

Regia
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Che il primo esempio di Kolossal cinematografico mai operato nella storia sia anche il primo esempio di WeirdoKolossal la dice lunga sul futuro del cinema, tre ore abbondanti di pellicola per un film muto dedicato alla guerra di secessione americana, alla conseguente liberazione della schiavitù nera e la nascita del Ku Klux Klan, il tutto attraverso la saga di due famiglie americane ma sopratutto attraverso un'ottica meramente di parte, al punto che, vista con gli occhi moderni assume quasi le connotazioni di un film di fantapolitica marcatamente razzista. Il regista D.W. Griffith da vita a uno dei racconti più infami dell'epoca, ancorchè distorto dalla visione xenofoba del prete battista Thomas F. Dixon Jr. in cui la storia, come la conosciamo oggi, viene decisamente rovesciata, Griffith non nasconde la sua predisposizione alle ottiche sudiste, immaginando schiavi felici che ballano a piedi scalzi nella sabbia e sono trattati gentilmente dai proprietari del sud, le famiglie degli Stoneman e dei Cameron. 

La componente ideologica si evince inoltre nell'uso di bianchi che interpretano neri con la faccia colorata col lucido da scarpe, almeno per quanto riguarda attori che minimamente interpretano una parte, le comparse, ovviamente sono veri neri, probabilmente assunti senza manco sapere di che parlasse il film. La ricostruzione delle battaglie è notevole e lo sforzo produttivo ingente, in un epoca dove il cinema era agli albori e dove era già un miracolo se si riusciva a tirare un'ora di film. Per la prima metà diciamo che tutto fila abbastanza bene, scene di vita familiare, serve nere affezionate ai padroni, la guerra, Abramo Lincoln che viene trucidato a Teatro in una mirabile sequenza, i soldati neri del nord e la concessione del diritto di voto alle persone di colore.Poi comincia l'assoluto delirio, Sylas Lynch (George Siegmann) è il primo mulatto che viene eletto nel paese ma il regista ci mostra sequenze di bianchi che vengono allontanati dalle urne, neri che votano due volte, neri che votano i bianchi e vengono appesi ad un albero e frustati. Griffith con semplice ed ingenua volontà descrittiva mostra che il popolo nero, divenuto un popolo libero comincia a vessare i bianchi, a portare il caos e l'anarchia giustificando così la nascita del KKK. I neri infatti vengono dipinti come pigri, oziosi, alcolizzati e molestatori di donne, in questo modo il primo delitto del clan è nei confronti di un soldato nero responsabile della morte della giovane e leggiadra figlioletta dei Cameron.

Alla fine vedremo l'eroica cavalcata degli adepti al Ku Klux Klan verso il paese nel caos, per salvare le due famiglie assediate, in più luoghi, dai neri cattivi che vogliono fargli la pelle e il politico mulatto Lynch ormai ubriaco di potere che cerca di costringere la bella Flora Cameron (Mae Marsh) a nozze indesiderate.
Lieto fine assicurato con i bianchi fantasmi crociati che riportano l'ordine e la disciplina, i neri confinati nei loro ranghi e le due famiglie che finalmente possono riabbracciarsi.
Certo l'inquietudine che traspare da questo spettacolo, la cui visione può essere una valida prova per misurare la propria forza di volontà, è notevole, forse perchè ci riporta indietro ad un'epoca assurda attraverso la visione, totalmente di parte, di un gruppo di persone che consideravano giuste e plausibili certe ideologie. Da vedere assolutamente, anche per capire quanto siano cattivoni i neri e rendersi conto dei pericoli legati ad una possibile presa di potere da parte loro!!
 



mercoledì 19 febbraio 2014

ZOMBI 2

(Id. 1979)

Regia
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Una scena emblematica dell'ultimo blockbusterone "Warm Bodies" ci mostra il protagonista confrontato con la copertina del blu-ray di Zombie Flesh Eaters, versione americana del film di Lucio Fulci uscito con il titolo "Zombi 2". Una conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, dello straordinario affetto che questo titolo si è conquistato tra gli appassionati d'oltreoceano in poco più di 30 anni. Già negli anni passati, sfogliando autorevoli libri di cinema horror stranieri capitava di adocchiare alcune foto di scena del film, oltremodo raccapriccianti e proprio per questo motivo entrate nel mito. Si perchè senza lo straordinario lavoro del bravo Giannetto de Rossi, non sarebbe stato possibile trasformare gli zombi ciondoloni in maschere quasi espressionistiche ma di potente suggestione.

La storia poi riporta il tema degli zombi alla loro origine, ambientandola su un'isola caraibica considerata maledetta dagli indigeni, dove un medico alcolizzato cerca disperatamente di curare il virus che trasforma i morti in cannibali ambulanti, accentuandone la radice religioso-tribale mutuata dal costante suono dei tamburi vudù. Il modello ispiratore di Fulci non diventa quindi Romero, ma i classici in bianco e nero come "White Zombie" o "I walked with a zombie", ovviamente non disdegnando di rendere i morti viventi affamati di carne umana nella migliore tradizione horror anni ottanta, anche e sopratutto per alzare l'asticella dello splatter a quei livelli insostenibili a cui il maestro ci ha abituato, anche se, a parte la deorbitazione di Olga Karlatos (ancor oggi disturbante) non è che il film faccia così impressione. 

Lo spettatore moderno, abituato a pasti cannibalistici di ben altro spessore troverà poco più di qualche esplosione di cranio e morsi alla giugulare per saziare le proprie pulsioni gore. Sarà invece lo spettatore weirdo ad abbeverarsi alla fonte più estrema del cinema trash italiano di quegli anni, considerati non a torto, il punto di non ritorno del bizzarro tricolore. Basta infatti una scena, una sola per elevare quest'opera fra i cult assoluti di un cinema povero e coraggioso che ben conosciamo, l'incredibile e improbabile scontro tra un pescecane (più simile a uno squalo nutrice però...) e uno zombie che arriva addirittura a mordere l'animale nel sottopancia prima di essere privato di un braccio in quello che è un evidente manichino. 
La musica dell'immancabile Frizzi passa da atnosfere festose e ritmi latinoamericani a picchi di psichedelia proto elettronica che spaventano più di quello che si vede sullo schermo. Finale apocalittico da manuale mentre sullo sfondo le torri gemelle vengono avvolte da una nuvola che ci profetizza a suo modo quello che accadrà anni dopo in quel triste 11 settembre di cui tutti abbiamo memoria.

mercoledì 5 febbraio 2014

FLESHEATER - REVENGE OF THE LIVING DEAD

(Id. 1988)
Regia
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Esattamente vent'anni dopo, S. William Hinzman, caratterista e attore decisamente mediocre, decide di far risorgere il personaggio che più di ogni altro lo ha fatto ricordare nella storia del cinema. Ricordate l'inizio di Night of the Living Dead ? Quando i due fratellini portano i fiori sulla tomba del loro amato genitore e vengono assaliti da uno zombi altissimo e vestito di nero? Bene quello zombi era lui, successivamente Hinzman ha lavorato ancora con George A. Romero nel bellissimo Hungry Wives  e nell'apocalittico The Crazies, ma quel poco di fama che gli era rimasta attaccata alla schiena rimase sempre lì, in quello splendido capolavoro horror che lo introdusse meravigliosamente nel cinema. 

 
In FleshEater Hinzman si pone come prima donna in qualità di regista e attore, un film a basso budget sottointitolato Revenge of the Living Dead. L'intento, quindi, è di ricreare una specie di sequel, purtroppo però, chi troppo vuole nulla prende, il film si dimostra un'operazione penosa ed il risultato, nonostante buoni effetti gore, è veramente scandaloso. Insomma il caro Hinzman come regista è veramente uno zombie, più che come attore, le scene sono lente, la sceneggiatura gronda acqua da tutte le parti e lo spettacolo imbarazzante si trascina stancamente per tutti i 90 minuti di una farsa, accentuata maggiormente dal kitch anni 80 che, visto con occhi attuali, risulta veramente ridicolo. Un gruppo di ragazzi, la sera di Halloween decide di fare un picnic nel bosco per pomiciare un pò, peccato che un agricoltore poco distante scoperchia una tomba da cui esce Hinzman e comincia a mordere sul collo tutti quelli che incontra.

Non risparmia neanche i bambini e c'è persino una scena di nudo nella doccia, dove ovviamente non succede nulla. Gli unici due ragazzi sopravvissuti al massacro cercano disperatamente aiuto ma Halloween incombe e con esso anche gli zombi che paiono pedinarli, trasformando in un macello ovunque essi si fermino a chiedere soccorso. Alla fine, citando il film di Romero, verranno trucidati dai vigilantes. Gli zombie camminano in modo ridicolo, con le braccia allargate ai lati e, a certi livelli ricordano le camminate meccaniche da marionetta degli attori di Plan 9 from Outer Space. Chissà, forse, Hinzman guardava più a Edward D. Wood Jr. che a Romero quando ha diretto questa vaccata, ma secondo me avrebbe fatto meglio a guardare ogni tanto nell'obiettivo e rendersi conto che il vero orrore di questo film era la sua assurda e patetica messinscena.