martedì 1 luglio 2014

TRANSFORMATIONS...E LA BESTIA SORGERA' DAGLI ABISSI

(Id. 1988)
Regia
Cast , ,  



Sul finire degli anni ottanta, il cinema italiano, mandava gli ultimi colpetti di quello che verrà ricordato come cinema di genere, sulla scorta del successo internazionale di Alien ecco quindi "Transformations", il pellicola che in un certo senso richiama alla mente quel piccolo cult di Alfonso Brescia intitolato "La bestia nello spazio" pur se epurato completamente da suggestioni pornografiche e concettualizzazioni Borowczykiane. In realtà la produzione è americana ed è opera della Empire Video di Charles Band, il quale però si avvalse di un cast tecnico tutto italiano, pur mettendo dietro la macchina da presa l'esordiente Jay Kamen più quotato come sound director che come regista (E infatti si vede!). 
Nonostante questo i risultati non migliorano, anzi, il film è talmente scarso da non essere mai neanche stato proiettato negli states. Rimane però lo spumeggiante trash delle grafiche computerizzate modello Atari, astronavi che sembrano generate da impossibili contorsioni plastiche di oggetti fusi nel fuoco svolazzanti goffamente in uno spazio puntinato che ricorda la carta da parati di qualche locale osè. Il protagonista si chiama Wolff e come dice il nome è  per l'appunto un lupo solitario che vaga nello spazio da solo il giorno del suo compleanno. Credendo in un regalo da parte di suoi amici, fa entrare dal portellone una Pamela Prati ammiccante con cui ha subito un bel rapporto sessuale, durante il quale lei si trasforma in una creatura senza forma che cola zampe schifose sul petto del viaggiatore. 

Al suo risveglio il nostro eroe è solo, la nave è in avaria e deve quindi atterrare in una base spaziale dove viene subito affidato alle amorevoli cure di un'avvenente dottoressa. Frattanto nella base, capitanata da soldati che sembrano brutte copie degli imperiali di "Star Wars", si odono echi di rivolta a opera di un terzetto di operai balordi, c'è anche un prete che vede cadere trascinato da fili invisibili il crocifisso. Seguono dialoghi interminabili e sfiancanti tra la dottoressa e il protagonista il quale, va detto, recita come un perfetto idiota. Ogni tanto il regista ci butta qualche flashback tanto per ricordarci le tette della Prati che, a onor del vero, sono l'unica cosa che si salva del film. Tra scene ricreative post punk degne di un centro sociale si snodano balletti di improbabili prostitute, Wolf riesce a raccattarne una con i baffi sulle guance e una cresta bianca sulla criniera che la fa assomigliare bizzarramente ad una puzzola umana.


Durante il rapporto sessuale anche il protagonista subisce una mutazione e uccide la donna. Sarà la bella dottoressa a fermare la mostruosa cosa che si è impossessata di lui in un tripudio di mutaforme gommose senza senso, scene tagliate con l'accetta e riproposte in loop tanto perché sono forse le uniche su cui si sono spesi bei soldi, sequenze sbagliate ma che vanno bene così perché "buona la prima" (vedi l'aggressione al prete che viene colpito alla schiena ma il suo aggressore spunta poi di lato) e un simpatico lieto fine che fa vivere tutti "felici e contenti" dentro astronavine che sembrano stronzi stellari.


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