martedì 29 aprile 2014

IL TUO VIZIO E' UNA STANZA CHIUSA E SOLO IO NE HO LA CHIAVE

(Id. 1972)
Regia
Cast , ,



Titolo chilometrico e minaccioso per questa variante in salsa erotik-thriller del celebre racconto "Il Gatto nero" di Edgar Allan Poe, uno degli autori più saccheggiati dal cinema di serie b a partire dagli anni' 50.
Il prolificissimo Sergio Martino ritenta la carta Edwige Fenech rivelatasi vincente un anno prima con il fortunato "Lo strano vizio della Signora Ward" inserendola addirittura nei credits iniziali come protagonista assoluta nonostante l'attrice appaia dopo quasi tre quarti d'ora, dulcis in fundo vi aggiunge anche un nome oggi poco conosciuto ma ai tempi commercialmente appetibile come Ivan Rassimov, il quale, pur apparendo in poche fugaci sequenze, viene accreditato quasi come co-protagonista. Dobbiamo dare atto a Martino che sapeva vendere bene i suoi prodotti, a partire dal titolo che sprizza sensualità da tutti i pori ma che poi, all'atto pratico, non c'entra niente con il resto del film. Gli attori principali della trama sono in realtà Luigi Pistilli e Anita Strindberg, lui scrittore fallito e alcolizzato, succube del ricordo della nobile madre, lei moglie oggetto continuamente vessata e umiliata, il tutto si svolge all'interno di un'immensa villa in provincia di Padova dove Oliviero (questo il nome dello scrittore) organizza una festa hippie con un gruppo di giovini discinti, a un certo punto costringe la moglie Irina a bere un pasticcioso mix alcolico, una ragazza intona un gospel e Dalila Di Lazzaro sale sul tavolone e comincia a ballare nuda asserendo che i vestiti condizionano la nostra personalità.

Da questi presupposti ci si aspetta quindi un bel film psichedelico e pieno di nudità gratuite ma di fatto, da qui in poi si vedrà poco o niente. Un misterioso assassino uccide l'amante di Oliviero e successivamente entra nella villa e accoppa la cameriera nera. Intanto Irina è ossessionata dal gatto nero di casa, che casualmente è stato chiamato Satana! Essendo sospettato del primo omicidio Oliviero decide di murare il corpo della servetta in cantina, intanto il vero killer, dopo aver fatto fuori nientemeno che Enrica Bonaccorti in una poco ordinaria versione da prostituta veneta con tanto di parruccone biondo, viene ucciso dalla vecchia magnaccia del paese. Da qui in poi il giallo finisce ed entra in scena finalmente Floriana (la Fenech) con gonnellino rosso mini, stivaloni neri e capelli a caschetto. Lei è la nipote di Oliviero e si rivela subito una sessuofila senza scrupoli, in pochi minuti si fa il garzone del paese, Irina e lo stesso Oliviero, il quale innamoratisi di lei, decide di far fuori la moglie che nel frattempo, tanto per non perdere l'adattamento del racconto di Poe, acceca il gattaccio. D'ora in avanti vedremo solo un fotogramma di satana, ovvero un'istantanea del suo sguardo sguerciato che insiste continuamente per tutto il resto della pellicola, ovviamente accompagnato da un miagolio sinistro.

In breve i due coniugi arrivano ai ferri corti, Irina scopre che Oliviero ha influenzato nientepopodimeno che The Shining scrivendo a macchina in modo ossessivo le parole "Murare in cantina" e "Vendetta" (e poi dicono che certi film non ispirano i grandi!) e deciderà di anticiparlo con un paio di cesoie. Il resto del film è una serie di complotti alquanto loffi che richiamano alla mente certi fotoromanzi noir anni '70 o fumetti come Diabolik e Kriminal per concludersi in un finale a metà tra il gotico e il Cormaniano andante.
Assolutamente inutile e iperderivativa la colonna sonora, una deludente performance di Bruno Nicolai.

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