lunedì 31 marzo 2014

IL FANTASMA DELLO SPAZIO

(Phantom from space, 1953)
Regia
Cast , ,  




In realtà si potrebbe intitolare questo film "il bignami della lungaggine cinematografica con scene di repertorio", così, tanto per far credere al pubblico di vedere un lungometraggio, dal momento che se togliessimo dal rullo tutte le scene riciclate dall'archivio dell'esercito americano, dove il regista W. Lee Wilder (fratello del più famoso Billy) ci propina con ossessionante ripetitività radaristi e centraliniste immersi in un lavoro frenetico a seguito dell'avvistamento di un oggetto non identificato che viene rappresentato come una polpetta luminosa. 

Subito dopo entrano in scena quelle che rappresentano la summa trash di tutto il film, ovvero le auto del centro comunicazione ( comunicazione con chi?) addobbate bellamente con enormi antennoni roteanti sul tettuccio, auto che scorrazzano per tutta la California seguendo le testimonianze di alcuni cittadini che hanno visto una specie di palombaro senza testa. Per quasi un'ora si va avanti con questo tono, utilizzando uno stile quasi reportistico dove la voce fuori campo la fa da padrone. Certo un buon sistema per risparmiare idee sulla sceneggiatura e di certo al risparmio, in questo B-movie dei tempi andati, si è andati parecchio. Niente astronavi, niente esercito, niente combattimenti e sopratutto niente alieno dal momento che il nostro sgradito visitatore è invisibile, invisibile e ambiguo dal momento che non si capisce neanche se è buono o cattivo.

All'inizio infatti uccide gratuitamente due persone (anche se il film lancia la possibilità, non approfondita, che forse il primo omicidio è ad opera umana) salvo poi cercare di mettersi in contatto con la segretaria del solito ufficiale americano che la tratta bonariamente e si stupisce se si ferma a lavorare fino a tardi quando tutti sanno quanto queste giovinette vengano sfruttate dall'Arma. La donna ha quindi un incontro ravvicinato, l'alieno cerca di comunicare con l'alfabeto Morse ma straordinariamente pare che nessuno dei protagonisti conosca tale linguaggio. Alla fine,probabilmente disperato per la triste qualità del film, il nostro fantasma si suicida cadendo da una torretta sulla quale ci si chiede come sia finito. Solo a questo punto ne vediamo le fattezze, quelle di un uomo di razza albina, glabro e completamente nudo che ha probabilmente ispirato le sembianze di David Bowie ne "L'uomo che cadde sulla terra". Il regista Wilder ci delizierà l'anno successivo con un altro capolavoro della weirdo sci-fi anni cinquanta, il fantastico "Guerra tra Pianeti" dove la terra verrà invasa da alieni in calzamaglia e occhioni giganteschi.

 

Nessun commento:

Posta un commento