mercoledì 24 aprile 2013

ADAM CHAPLIN

(Id. 2011)
Regia
Cast , ,

Fin troppo semplice trovare riferimenti in questa fatica indipendente dell'esordiente Emanuele De Santi che scrive, produce, dirige e interpreta il personaggio fumettoso e ultrasplatter di Adam Chaplin, un progetto che, negli intenti è quanto meno coraggioso in un paese come il nostro dove la cultura di questo tipo di cinema è tanta sulla carta, ma nei fatti, praticamente nulla. I modelli ispiratori sono molteplici, si parte dalle Anime giapponesi fino al cinema splatter anni ottanta e in particolare da opere come "Horror in Bowery Street", Bad Taste e il cinema di Henenlotter, citando apertamente il suo Basket Case nel mostriciattolo appollaiato sulla schiena del protagonista, sorta di indemoniato vendicatore capace di uccidere in tre secondi tre persone diverse, di maciullare letteralmente a pugni trasformando, come nel caso del malcapitato ispettore di polizia, il corpo in un tappeto di sangue vagamente simile all'immagine del necronomicon protagonista della trilogia di Evil Dead.

De Santi lavora molto di After Effects, ipersatura gli ambienti con colori freddi e lunari, gioca con primi piani continui probabilmente per questioni di budget e si diverte a inventare anche una tecnica cinematografica come l'Hyperrealistic Anime Blood Simulation che permette di rappresentare in forma cinematografica estreme valanghe di sangue nel più puro stile fumettistico. Ciò che difetta in Adam Chaplin, oltre ad una trama pretestuosa, è una certa lentezza nel montaggio oltre ad attori non certo brillanti, anche l'eccesso di visionarietà che il regista si permette ad ogni fotogramma tende a stancare, dando l'impressione che il film non sia stato realizzando per un pubblico vero e proprio ma solo a beneficio dei suoi creatori.

Per il resto le atmosfere cattive ci sono tutte, la demenzialità non manca e viene magnificamente esemplificata nel villain di turno, il grottesco Denny Richards collegato in forma stabile ad una serie di flebo attaccate dietro la schiena mentre sul volto ostenta un'oscena maschera in stile Venerdì 13. Fra i prodotti dell'Italia indipendente che mi sono capitati tra le mani, Adam spicca per eccesso di estetismo ma brilla di luce propria e si fregia di un'onesta voglia di vivere indipendente, senza cercare troppi inciuci che portino l'opera magari sul grande schermo (come invece è capitato a robaccia molto peggiore di questa) ed alla fine, pur nelle sue imperfezioni risulta un'opera preziosa nel suo genere, da non lasciar cadere nel dimenticatoio del ridicolo nostrano.

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