martedì 17 luglio 2012

I DIABOLICI AMORI DI NOSFERATU

(El gran amor del conde Drácula, 1973)
Regia Javier Aguirre
Cast Paul Naschy, Rosanna Yanni, Haydée Politoff

Agli inizi degli anni settanta, complice l'ormai inarrestabile declino del regime franchista, assistiamo all'esplosione del cinema fantastico spagnolo, questo anche grazie all'attitudine del pubblico iberico, vessato per decenni da un dominio fascio-cattolico, che cercava finalmente quelle forti emozioni che solo la triade sesso, sangue e terrore poteva dargli. Da parte sua l'attore Paul Naschy cavalca perfettamente l'onda grazie anche a successi come "La Marcha del Hombre Lobo" o "La noche de Walpurgis" in cui la sua attitudine per il trasformismo lo fece accostare al mitico Lon Chaney. Ovviamente questa esplosione horror produsse anche titoli mediocri come questa pellicola di Javier Aguirre che già l'anno prima aveva diretto Naschy nell'ottimo "Il Mostro dell'obitorio".

Già dal titolo è chiara l'intenzione di mescolare nel plot narrativo romanticismo e orrore, il risultato invece è una strana miscellanea di weirdo, noia e imbarazzo che vedono protagonisti quattro avvenenti donzelle e un gentiluomo che attraverso una zona boschiva caratterizzata dalla presenza di un vecchio sanatorio abbandonato e da leggende che vedono protagonista il conte Dracula. La carrozza perde una ruota, il cocchiere si becca una zoccolata e ci resta secco, allorchè al gruppo non resta che chiedere ospitalità nella clinica dove incontrano il gentile dottor Marlow (Paul Naschy), peccato che questi sia proprio Dracula e, in perfetto stile catena di Sant'Antonio (io vampirizzo te e tu vampirizzi altri due...) morde una ad una tutte le ragazze tranne Karen (Haydée Politoff) di cui è innamorato e il cui sangue vuole utilizzare per risvegliare la sorella vampira.

Nonostante la presenza di splendide attrici come Rosanna Yanni e Mirta Miller (ma c'è anche una Ingrid Garbo, guarda un pò!) ed una buona dose di sangue, il film è alquanto pasticciato e ridicolo. i vampiri sembra che hanno i denti storti, Naschy nei panni del conte assomiglia ad una brutta copia di Bela Lugosi e il suo innamoramento appare talmente assurdo da diventare patetico quando alla fine fa harakiri con un paletto di frassino. Unica nota originale è l'inconsueto sistema di caccia del vampiro che dissemina i boschi di tagliole per catturare esseri umani. Nonostante questo la noia regna sovrana al punto che l'ossessiva ripetizione della sequenza dell'alba sia quasi un tentativo, da parte del regista, di arrivare più velocemente al finale e dissolvere, oltre al mostro, anche l'incubo di una pellicola così tediosa.

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