lunedì 19 marzo 2012

SEXUAL PARASITE: KILLER PUSSY

(Kiseichuu: kiraa pusshii, 2004)
Regia Takao Nakano
Cast Sakurako Kaoru, Natsumi Mitsu, Masanori Miyamoto

In neanche un'ora di film, il giapponese Takao Nakano ci realizza un perfetto compendio di bizzarria sex -horror veramente notevole, si parte da un'introduzione che ricorda i primi demenziali minuti di Braindead con una coppia di esploratori che hanno appena inscatolato una strana creatura, arriva un assurdo nativo con i dentoni sporgenti che farfuglia loro di lasciar stare la cosa in quanto pericolosa, ma la donna non ci sta e per proteggere al meglio la sua scoperta si siede sulla scatola, peccato che il mostriciattolo faccia un buco al coperchio e si infili direttamente nella donna uccidendola.
Dopo i titoli ritroviamo il vecchio clichè dei giovinastri in vacanza ma sembra di trovarci dentro un film di Russ Meyer da tanto sono poppute le ragazzine, c'è anche la lesbica di turno, tanto per dare una nota di colore al tutto, il solito secchione e il tafano dai capelli ossigenati che si snifferebbe anche il vinavil da tanto è scimmiato. Il quintetto si trova in un vecchio magazzino abbandonato dove una delle ragazze rinviene il cadavere della moglie, peccato che mentre si fa un bel bagno nella megavasca, la ragazzina popputa si vede giungere il cadavere semovente, e qui piombiamo direttamente in Shivers di David Cronenberg con il parassita che le spunta dalla bocca e si infila direttamente nella vagina della giovane. Poi arriva il secchione con cui la ragazza intrattiene un molto esplicito cunnilings che si conclude nella penetrazione e dulcis in fundo nell'evirazione sanguinolenta ad opera del parassita la cui dentatura sporge a dismisura dalla vagina.
Rispetto a Teeth di Mitchell Lichtenstein, qui il tema della vagina dentata è solo marginale, dal momento che il vero mostro è l'orrendo parassita che sembra un incrocio tra un Critters e un pesce gatto, Nakano poi non lesina affatto in quanto a gore e sesso sfrenato arrivando ai limiti del porno, nonostante una certa povertà di mezzi rivelata qua e là da alcune inquadrature goffe e molto cattivo gusto, il risultato è godibile anche se di bocca buona, ma del resto il bello del cinema asiatico è proprio la sua estrema graficità nel mostrare tutto il mostrabile, come dimostra anche l'abbondanza nel cast femminile. Consigliato agli amanti della saga di Urotsukidoji.

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