mercoledì 11 gennaio 2012

RIKI-OH: THE STORY OF RICKY


(Lik Wong, 1991)

Grottesco, frenetico, ultratrash, estremo e splatteroso: appellativi  che sono perfettamente applicabili a questa sorta di ibrido kung-Fu/gore Flick di Ngai Kai Lam, mai uscito in Italia. Tuttavia con l'avvento di internet e dello scambio virtuale anche questo titolo ha potuto diffondersi in giro e si è gradualmente ritagliato un' invidiabile posizione da cult movie anche qui da noi, grazie sopratutto al passaparola dei molteplici splatterfans che girano in rete. Ricky Oh è un MIP, ovvero un "men in prison" (in antitesi con il ben più gettonato genere Woman in prison)a tutti gli effetti dove i pruriti carcerario sessuali della versione al femminile vengono ampiamente sostituiti dall'uso smodato di budella, sangue e ultraviolenza. Tratto da un Manga di Tetsuya Saruwatari narra di un giovane ( Siu-Wong Fan) dotato di una forza sovrumana in grado di disintegrare corpi umani con il solo effetto di pugni e calci, che finisce in un carcere di massima sicurezza per aver massacrato l'omicida della sua donna. All'interno della prigione Ricky Oh Saiga non tarderà a scoprire che ci sono detenuti violenti, secondini corrotti e un direttore del carcere crudelissimo, accompagnato da un figlioletto obeso, idiota e straviziato. La storia a questo punto diventa  un pretesto per scatenare smembramenti, sfracellamenti di cranio, decapitazioni e deorbitazioni a go-go in una sorta di orgia ultrasplatter che ricorderà ai più l'ormai immortale "Bad Taste ".
Lo zenith dell'emoglobina viene raggiunto quando, durante un duello tra Ricky e il gigante di turno, quest'ultimo si autoestrae le proprie interiora e cerca di strangolarlo, Lik Wong vuole sorpassare tutti i limiti, non importa se si sconfina nel grottesco, l'estremo è la regola ma anche la principale fonte di divertimento, in alcune sequenze ci si può abbandonare a momenti stucchevoli (i flashback della ragazza di Ricky, il vecchio che cerca di difendere con la vita il giocattolo di legno costruito per il figlio) ma si tratta di brevi istanti che cedono subito il posto a una montagna di ultraviolenza e spappolamenti continui. Il rischio di stufare lo spettatore, però viene evitato, grazie sopratutto a una continua escalation di trovate sempre più comiche e sorprendenti ma anche all'estrema leggerezza di un film godibile fino all'osso.
Viene da pensare a quando i monty-python decisero di portare lo splatter nella comicità (la scena dello squartamento del cavaliere nero in Monty Python & the Quest for the Holy Grail ), allora l'accostamento tra sangue e risate era un fattore avanguardistico, oggi il miglior splatter è quello che sgorga da film semiseri come questo, dove si ride a crepapelle mentre un grassone schiaccia la testa a un uomo o un altro finisce maciullato nel tritacarne. Del resto non è altro che l'estremizzazione del cartone animato, peccato che l'uomo in carne e ossa non sia come Willcoyote, ma anche per fortuna sennò dove sta il divertimento in film come questo?

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